Magistratura, Informazione e Politica

A volte è interessante ricordare la costituzione per iniziare una discussione.

Articolo 101

La giustizia è amministrata in nome del popolo.

I giudici sono soggetti soltanto alla legge.

La Costituzione aiuta a ricordare alcuni dei concetti su cui è stata creata la nostra Repubblica. Non perché se così la pensavano nel '46 sicuramente è il miglior modo di governare, ci mancherebbe, il mondo evolve. Ma la Costituzione è un corpus di articoli sviluppato seguendo un criterio di base di divisione dei poteri evoluzione moderna di quel che aveva pensato Montesquie due secoli prima. O si rivoluziona completamente o, la modifica di un articolo arbitrario può portare facilmente alle condizioni adatte al colpo di stato, palese o meno.

La Giustizia e l'Informazione, terzo e quarto potere, devono essere autonomi dai primi due e forniscono le garanzie della loro onestà. Sono i controlli indipendenti aggiunti alla Costituzione per assicurarsi che la sovranità rimanga sempre al popolo. In Italia questo non succede, l'informazione è in mano alla politica. Quest'estate durante una conferenza provavo a spiegarlo a degli amici Coreani. Mi chiedevano, ridendo, se davvero in Italia le tre reti nazionali erano divise tra i partiti. Pensavano fosse un'esagerazione dello stereotipo, come se mangiassimo pizza tutti i giorni suonando il mandolino. Quando gli ho spiegato che quella era la situazione della prima repubblica e ora è molto peggio con la discesa in campo politico del proprietario del maggior polo televisivo privato, non capivano perchè nessuno gridava al colpo di stato.

Il controllo sull'Informazione ha permesso di far passare senza polemiche il controllo assunto sulla Giustizia. Come in un gioco del domino, più il colpo di stato va avanti più è difficile fermarlo. Sempre più tasselli pesano sul prossimo obbiettivo.

Riassumo i fatti brevemente come solito.
  • De Magistris indaga sull'inchiesta "Why Not", legata a flussi di denaro in Calabria per appalti pubblici coinvogliati a vario titolo a una finanziaria San Marinese apparentemente legata ad una associazione segreta forse di stampo massonico. Tra gli indagati Antonio Saladino e Piero Scarpellini. Indaga inoltre sulle "Toghe Lucane", fenomeni di corruzione interne alla magistratura Calabra.
  • Fughe di notizie interne portano tale inchieste ai giornali.
  • Le stesse "Toghe Lucane" protagoniste dell'inchiesta muovono molte critiche all'operato di De Magistris e effettuano controlli quasi quotidiani sull'attività del Magistrato. Viene aperto su di lui, d'ufficio, un provvedimento disciplinare (che non porta a nulla).
  • Il Guardasigilli Clemente Mastella manda varie commissioni a indagare sull'operato del Magistrato, motivando con il provvedimento di cui sopra, il suo interessamento.
  • Il Guardasigilli chiede l'allontanamento del Magistrato dalla procura di Catanzaro, titolare per quelle indagini, nonchè del procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi che l'aveva appoggiato. Scoppia il caso. La sentenza del CSM è fissata per l'8 ottobre.
  • Inizia la macchina mediatica. La trasmissione "Annozero" viene attaccata fortemente sia da Prodi sia da Mastella. Entrambi premettono i loro commenti con un "Anche se non ho visto la trasmissione...". Titoli del Corriere di quei giorni, 5 ottobre: Prodi: «Annozero? Puntata poco seria e professionale» Mastella: «Contro di me un linciaggio» Il Guardasigilli: «Pronti a sfiduciare il Cda della Rai». Nuove accuse a De Magistris. Nessuno (pochi) fa notare come sia in corso l'attacco di un magistrato da parte dell'esecutivo per via di indagini legate a membri dello stesso esecutivo (Prodi è già tra gli indagati).
  • L'8 ottobre il CSM si esprime in modo negativo sulla richiesta di trasferimento d'emergenza presentata del Guardasigilli. Proseguono le indagini (che non porteranno a nulla) sul magistrato a cui è permesso di continuare a indagare nel frattempo sino al processo definitivo il 17 dicembre.
  • 14 ottobre. Mastella viene aggiunto al registro degli indagati per l'inchiesta Why Not.
  • 20 ottobre. L'inchiesta viene tolta a De Magistris per via dell'evidente situazione di conflitto nel dover indagare su chi lo ha pubblicamente insultato e osteggiato.
Per cosa è stato indagato Mastella? Per via di numerosi contatti telefonici intercettati tra lui (che ricordiamo era tra i principali sostenitori di un rapido freno alle intercettazioni nonchè di un disegno di legge per evitarle) e Saladino, il principale indagato. Mastella si dichiara estraneo ai fatti criminosi.

Il fatto assurdo è che, in questo caso, la presenza o meno di fatti criminosi è secondaria. Se sia o meno colpevole dei fatti in questione, è un di più, una colpa ulteriore e volendo trascurabile. Non bisogna aspettare il giudizio della corte e la fine delle indagini (se a questo punto mai continueranno) per dire che Mastella ha chiesto lo spostamento di un magistrato che si occupava di indagini su un suo amico, Antonio Saladino che, nelle intercettazioni, lui chiama affettuosamente «Tonì». Questo è provato e palese. Che Mastella e Saladino siano amici è presente nelle intercettazioni. Che Mastella abbia tentato in più modi di rimuovere De Magistris che indagava sul suo amico Saladino non è in discussione. E, anche se per ora sembra che di irregolare nelle indagini di De Magistris non ci sia niente, ha ottenuto il suo scopo.

Altro obbiettivo raggiunto e' stato inoltre ufficializzare l'editto: "Se qualcuno indaga su qualcosa che non ci piace, lo possiamo sbattere fuori dall'inchiesta e frenarne la carriera: l'informazione ne parlerà solo in modo confuso". Il successore di De Magistris proseguirà l'inchiesta? Se l'inchiesta non portasse a nulla, potrei io essere convinto che si sia trattato effettivamente di un falso allarme e non che il magistrato scelto per sostituire De Magistris non fosse accondiscente?

Spesso viene citato l'assurdo algoritmo per cui la politica risponde agli attacchi della magistratura faziosa. Non sono attacchi, ma difese insomma. Non viene però ricordato che per la magistratura attaccare la politica è un ruolo costituzionale. Viceversa, se la politica attacca (o risponde agli attacchi) la magistratura è un colpo di stato. Ci sono altri organi che sono adibiti a quello scopo, in particolare il CSM presieduto dal Presidente della Repubblica.

Si è all'assurdo per cui la par condicio significhi dare a tutte le ipotesi lo stesso peso, a prescindere dai fatti e dalle colpe. Elencare i fatti e giungere a conclusioni, esporre per esteso le sentenze non può essere equiparato ai pareri delle varie forze politiche. Ci sono fatti e ci sono opinioni. Non vi è par condicio tra il dimostrato e il dimostrabile così come non c'è tra il vero e il falso.

PS: in America un parlamentare anche solo sospettato di qualcosa sceglie subito il giudice notoriamente più schierato per l'altra fazione politica (per evitare ogni ombra), lascia tutti gli incarichi, e cerca di accelerare il più possibile le indagini. Se non lo fa lui, lo costringono a farlo i suoi compagni di partito per evitare scandali che condannerebbero (e hanno condannato in passato) la sua parte politica.
In Italia, se uno decide di non votare Prodi per via di ombre rimaste su di lui dovute a questa inchiesta cosa fa, vota Berlusconi per premiare la trasparenza? Non metto neanche la faccina che ride, c'è pochissimo da ridere.

V-Day 2

Visto che non scrivevo da un po', aggiungo questo post per monitorare le successive evoluzioni del fenomeno. Sulla carta stampata il fenomeno è esploso. Il numero di articoli e commenti televisivi ha subito un'evoluzione curiosa. Solitamente un evento presenta una curva di interesse con un massimo intorno alla data. Se ne parla sempre più, poi avviene l'evento e man mano l'attenzione scema.

Per il V-Day l'attenzione mostratagli è stata davvero curiosa. Il 7 settembre, la vigilia, molte persone non sapevano ci sarebbe stato. Il numero di articoli sull'argomento era ridicolmente basso, si trovava sulla pagina locale tra gli eventi del week-end. Trafiletti a pagina dodici.
La sera un breve annuncio (errato, cita solo due dei punti, dimenticando l'elezione diretta dei candidati). Il giorno dopo, il TG1 ne parla per ventinove secondi, di cui gli ultimi dieci per spiegare le opinioni di Bersani e Casini sulla questione.

Poi, man mano, succede qualcosa. Il fenomeno fa audience. E quando c'è audience i giornalisti ne parlano. Ma come ne parlano? L'errore logico è quello che aveva compiuto Scalfari nel suo primo editoriale. Fomentare la rabbia porta a dittature e terrorismo. Quanto questo ragionamento sia sbagliato è palese. Immaginiamo un popolo mal governato che ha fame. Scoppia una rivoluzione. La colpa è di chi ha detto basta e ha guidato la rivolta o dei governanti sordi che hanno tentato di tenere il popolo alla fame? La fame di giustizia è forse meno importante? Se le parole di Grillo spingessero qualcuno al terrorismo o alla rivoluzione (e non è il caso), la colpa sarebbe di Grillo o di una situazione insostenibile?

E soprattutto, i commenti giornalistici che tentano di deligittimare un atto democratico per ghettizzarlo e espellerlo dal cammino istituzionale (allo scopo di evitare che abbia consensi tra l'elettorato moderato) sopiscono o alimentano la rabbia di chi, per sua indole psichica, potrebbe effettivamente compiere un gesto scellerato?

Per divertimento, questo video è abbastanza interessante, seppure in parte eccessivo, qualche esempio di informazione più corretta c'è stato. Ma chi ha fatto quel video non è un professionista e non viene pagato dallo stato per informare.