Primarie del Partito Democratico

Normalmente preferisco parlare di fatti passati. Volevo quindi aspettare il 14 ottobre per commentare sull'argomento ma nel frattempo esprimo un giudizio di mezzo termine, il giorno dell'apertura ufficiale della campagna. Il giudizio in fondo, per ora i fatti: breve cronistoria fino ad oggi, potete anche saltarla. Serve solo per avere una base comune.

2003: l'idea lanciata da Michele Salvati (DS) di formare un partito unitario di centro-sinistra viene ripresa da Romano Prodi.
2004: nasce la lista elettorale Uniti nell'Ulivo per le elezioni europee. Comprende DS, Margherita, SDI e Repubblicani Europei, partito sorto dalla scissione delle parti più riformatrici dal PRI quando questo si alleò con la CdL. Italia dei Valori, chiamata da Prodi a partecipare, si scontra con il veto dei socialisti dello SDI e viene esclusa.
2005: Elezioni regionali. Vittoria del centro sinistra che scende in campo questa volta come coalizione di partiti chiamata L'Unione. Ne fanno parte DS, Margherita, PRC, SDI, Verdi, Udeur, PCI, IdV e MRE. La sconfitta causa nella CdL una crisi di governo che da luogo al terzo governo Berlusconi.
Aprile 2006: Elezioni politiche. All'interno dell'Unione, le prove di Partito Democratico si scontrano contro gli apparati. Alla camera Margherita, DS e MRE corrono insieme come Uniti nell'Ulivo (lo SDI nel frattempo è uscito definitivamente dal processo di formazione del nuovo partito), ma non riescono a proporre una lista comune per il senato, per cui alla fine alla camera alta corrono divisi. Anche per questo motivo i voti al senato risultano inferiori a quelli alla camera e la vittoria dell'Unione viene smorzata dalla sostanziale parità ottenuta dalle due coalizioni a Palazzo Madama.
Ottobre 2006: si svolge a Orvieto un seminario in cui Margherita, DS e MRE definiscono le linee guida per il processo di formazione del PD.
Dicembre 2006: viene pubblicato (scritto a più mani) il Manifesto per il Partito Democratico.
Aprile 2007: in contemporanea i congressi di Margherita e DS annunciano lo scioglimento dei partiti per confluire nel PD. Nei DS si oppongono per motivi in parte diversi Fabio Mussi e il suo "correntone" (rappresentante di circa il 25% dei voti interni ai DS) e Gavino Angius. Entrambi decidono di iniziare a elaborare un partito a sinistra del PD. Critica la mancata collocazione del PD nel PSE. Nella Margherita le uniche opposizione vengono da Arturo Parisi e Willer Bordon, che vorrebbero uno scioglimento delle correnti interne alla Margherita, e da Gerardo Bianco che lascia il partito.
Maggio 2007: nasce il comitato 14 ottobre per le primarie del PD. A fine mese vengono scritte le regole per le candidature.
Giugno-Luglio 2007: viene scelto Walter Veltroni (DS) come candidato ufficiale per la corsa alle prossime elezioni politiche, in ticket con Dario Franceschini (Margherita). In virtù di questo si candidano (sempre in ticket) alla segreteria del PD. A seguire si candida anche Rosy Bindi (Margherita) e poi Enrico Letta (Margherita), inizialmente in ticket con Pier Luigi Bersani (DS) che poi ritira il suo appoggio. Questi sono i tre candidati "ufficiali", sponsorizzati dalle segreterie e con apparati alle spalle.
Vi sono poi due candidati politici esterni, Antonio Di Pietro e Marco Pannella, che vengono però esclusi dalla commissione tecnica in base alla loro appartenenza a partiti esterni al PD e Furio Colombo, giornalista dell'Unità che viene escluso perchè le firme consegnate sono state copie via fax e non originali.
A questi si aggiungono gli outsider Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schiettini e Pier Giorgio Gawroski, oltre a Enrico Andreoni, Lucio Cangini e Amerigo Rutiliani che però non riescono a raccogliere le firme necessarie.
Nel frattempo il MRE, partito fondatore sin dall'inizio, lascia il progetto perchè ritiene che il PD si sia rivelato semplicemente la somma dei due apparati di DS e Margherita.

Questi sono i fatti (penso sia importanti dividerli nettamente dalle analisi soggettive).
Dovendo dare un giudizio, mi viene in mente delusione. Non perchè volessi (o non volessi) votare il nuovo soggetto, ma perchè comunque il PD è un tassello del nuovo mosaico della politica dopo il periodo transitorio (durato più di dieci anni) della Seconda Repubblica. Sinistra, PD, Grande Centro (è di oggi la notizia dell'accordo tra Mastella e Casini, con un target ideale del 10%, anche se si sapeva già da molto tempo). A destra è ancora un po' confuso, ma è questione di tempo e si adatteranno, come si è visto le elezioni danno ragione ai partiti unici. Come in tutti gli arazzi, la qualità di un filo influenza tutta la trama. Se in una competizione i miei avversari corrono forte, vengo spronato anche io a correre di più. Per questo speravo in un Partito Democratico forte e innovativo che superasse i partiti e fosse di ispirazione al resto della politica per uscire da questo che penso sia uno dei momenti più bassi della democrazia Italiana.

Invece le regole (a partire dall'esclusione di Colombo per le firme via Fax) sono state scritte appositamente per ingessare gli apparati e evitare sorprese. Come può un cittadino senza un apparato politico raccogliere 2000 firme da 5 regioni diverse in 48 ore? Questo apre una seconda domanda: perché è necessario avere un apparato politico alle spalle per candidarsi alle primarie di un partito? Il Partito Democratico made in USA spesso chiamato in causa come ispirazione ideale non richiede niente se non l'adesione al manifesto per candidarsi. Ma questo sarebbe decisamente improponibile per le segreterie Italiane.

Ma ancora più eclatante è stato il caso Di Pietro-Pannella. Furio Colombo, amareggiato per la sua esclusione forzata, scrive un articolo molto esplicito sull'argomento in cui afferma che l'esclusione di Di Pietro e Pannella è stata politica e non tecnica, nonostante a escluderli sia stata una commissione tecnica. Fa maggiormente specie il fatto che le motivazioni dell'esclusioni erano state suggerite da Walter Veltroni. Ma Walter non è (ancora) il segretario, è un candidato. Che senso ha un candidato che suggerisce ad una commissione tecnica di non accettare le candidature di suoi oppositori? Si può opporre a tutto questo: ma c'è un regolamento che parla chiaro. La commissione tecnica ha detto che in virtù degli articoli 1,2 e 7,4 non possono partecipare, in quanto "Appartenenti a partiti nazionali". E questo è il punto forse più interessante della vicenda. Tutti i giornali hanno riportato la notizia esattamente così. Ma pochissimi hanno riportato chiaramente (e nessuno in grande evidenza) il testo dei due articoli, che parlano fondamentalmente di altro! L'articolo 1,2 in particolare parla del fatto che il candidato deve essere italiano o comunitario e avere più di 14 anni. Il 7,4 è più inerente, ma ancora non vieta a Di Pietro di candidarsi, forse maggiormente a Pannella. In particolare esclude la candidatura "di persone notoriamente appartenenti a forze politiche o ad ispirazioni ideali non riconducibili al progetto dell’Ulivo-Partito Democratico". Sia nello spirito sia nella lettera il testo è chiaro. Se fai parte di un partito che non ha niente a che vedere, non puoi partecipare. Per esempio Fini non potrebbe candidarsi a segretario. Sensato. Dire però che IdV non sia riconducibile al progetto Ulivo-Partito Democratico sembra quantomeno azzardato. Di Pietro è stato tra i fondatori del partito "I Democratici", insieme a Romano Prodi, nel 2000. E non entrò in "Uniti nell'Ulivo" per via del veto dello SDI, nonostante il parere positivo di Di Pietro e la richiesta esplicita di Prodi. Aggiungo infine l'ultima argomentazione portata solitamente dai giornalisti filo-PD: Italia dei Valori non si è ancora sciolta. Vero. Ma neanche DS e Margherita si sono sciolti, hanno solo annunciato che lo faranno, come aveva fatto pure Di Pietro, anche se magari in forma meno sensazionalista e con meno anticipo (ma da nessuna parte nel regolamento si richiede di organizzare spettacoli televisivi per affermare l'ovvio). Che quindi la commissione tecnica non potesse ammetterlo è ridicolo. A volere essere molto buoni possiamo dire che hanno scelto di applicare il regolamento in modo molto duro. Se invece preferiamo una linea più realistica possiamo dire che si sono inventati una motivazione tecnica per escludere Di Pietro. In entrambi i casi c'è alla base una scelta politica nell'escluderlo.

La cosa che fa più male è la sudditanza dei giornali (specie quelli di partito ovviamente, che finanziamo con i soldi delle tasse). Sull'Unità Antonio Padellaro, successore dello stesso Colombo alla guida del giornale, scrive un editoriale delirante che non necessita di un Blogger qualsiasi per essere smentito. Si chiede perché Di Pietro si sia candidato. Aggiungo a questa domanda anche: perché è stato escluso? La risposta forse è la stessa.

Forse non tutti sanno che queste elezioni primarie non servono solo per eleggere il segretario. Assegnano anche i posti in consiglio, i voti a disposizione per decidere le future linee di partito. Potere insomma non solo per chi vince, ma anche per chi gli sta alle spalle. Quando Rutelli dice "Appoggio Veltroni" vuole dire "Se vince Veltroni io mi prendo una sedia al consiglio". Queste primarie servono per distribuire queste sedie alle varie correnti. Veltroni-Franceschini rappresentano la classe dirigente attuale, poi c'e' Letta che rappresenta i dirigenti più giovani e spinge per un ricambio generazionale. Infine Bindi rappresenta i popolari. Parisi, Castagnetti. La corrente Prodiana. Non solo l'anima teodem come potrebbe far pensare il curriculum del personaggio, che da bambina giocava a dire la messa.

Risulta quindi evidente che anche se, come dice Padellaro, Di Pietro non poteva vincere (e questo discorso vale allora per tutti i candidati tolto Veltroni... sono candidature di disturbo anche le loro?) la sua candidatura poteva togliere sedie a altri. Sedie che all'interno dei due apparati sono già state assegnate duramente. Notare ad esempio che i tre candidati reali hanno rappresentanze miste DL e DS e che quindi queste primarie non dovrebbero influenzare pesantemente le dosi di DL e DS già decise all'interno del consiglio. In pratica è solo l'ennesima vuota verbalizzazione di un progetto già deciso dagli apparati. Servirà al massimo come sondaggio di opinioni all'interno dell'elettorato (per cui oltretutto l'intervistato deve pure pagare) per vedere quanto l'elettorato è sensibile a determinati temi (come ad esempio lo svecchiamento della classe dirigente).

Si può aggiungere molto. Dalla scelta della data (su cui si potrebbe scrivere un post apposito) alle varie polemiche sui diversi aiuti dati dai partiti ai vari candidati. Ma il post è già lunghissimo e non mi sembra il caso di aprire altri capoversi. Finisco così. Per ora sono amareggiato. La logica di partito è ancora decisamente dominante sulla politica. Non vedo inoltre motivo per andare a votare le primarie, a meno che non si voglia finanziare il Partito (per motivi a me ignoti, ma la gente fa le cose più strane).

PS: Che dietro le diverse liste ci siano interessi di potere e non differenze di idee politiche si può anche immaginare, ma comunque è interessante rendersene conto leggendo articoli come questo in cui Claudio Cosmaro spiega sul sito delle primarie quante liste conviene fare per favorire la propria corrente e il proprio candidato. Fa sorridere il fatto che non ci siano riferimenti di nessun tipo a considerazioni politiche nello scegliere il numero di liste.

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