Anno Domini 1992: Premesse Storiche

Quest'anno è per me il perno della storia d'Italia contemporanea. La storia nazionale degli anni precedenti era una preparazione a quegli avvenimenti, montata anche dai grandi cambiamenti della situazione mondiale di quegli anni; la storia successiva, sino ad oggi, può essere vista come una serie di assestamenti tra i gruppi di potere dopo quella scossa. Premetto una breve cronologia per chi non avesse capito di cosa parlo.

30/1/1992: La Corte di Cassazione conferma la condanna del Maxiprocesso per Mafia, istituito nell'1989 da Falcone e Borsellino.
17/2/1992 : Antonio Di Pietro chiede al Gip la cattura di Mario Chiesa (PSI). Inizia Mani Pulite.
12/3/1992: Salvo Lima (DC) politico vicino ad Andreotti viene ucciso a Palermo. Nonostante non avesse mai subito processi, era considerato da molti come uomo vicino alla Mafia.
6/4/1992: Elezioni politiche. DC e PSI perdono copiosamente voti, ma l'opposizione è frammentata. Sono le prime elezioni in cui non c'è il Partito Comunista Italiano, disciolto nel 1991 e smembrato tra Partito della Rifondazione Comunista e Partito Democratico della Sinistra. La Lega (che corre da sola) prende il 9%. Alla fine il quadripartito riesce a mantenere una maggioranza risicatissima. Sono elezioni molto particolari, le ultime della Prima Repubblica. Cossiga si dimette da Presidente della Repubblica prima di offrire l'incarico al nuovo Presidente del Consiglio. La politica è paralizzata sino a quando non riuscirà a eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, ma le votazioni sono un susseguirsi di fumate nere.
23/5/1992: Sull'autostrada Palermo-Punta Raisi, svincolo per Capaci, un attentato al tritolo uccide il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la sua scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo. L'attentato verrà rivendicato dalla Falange Armata, un gruppo composto da mafia e servizi segreti deviati.
25/5/1992: Oscar Luigi Scalfaro, sotto la pressione dell'attentato mafioso, viene finalmente eletto Presidente della Repubblica. E' l'elezione più lunga della storia della Repubblica. Da lì a un mese Giuliano Amato (PSI) viene incaricato di formare il governo.
19/7/1992: In Via D'Amelio un'autobomba uccide il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cusina, Claudio Traina e Vincenzo Limuli. Anche questa volta l'attentato viene rivendicato dalla Falange Armata.
15/12/1992: Primo avviso di garanzia a Bettino Craxi per corruzione, ricettazione e violazione del finanziamento pubblico ai partiti. E' la fine della Prima Repubblica.

A cosa fu dovuto questo smottamento sismico che portò alla crisi politica degli anni successivi? Molti macrogruppi di potere si scontravano, sia dentro le istituzioni sia al di fuori. Il 3/7 Borsellino aveva spiegato in un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno che Riina e Provenzano erano ai ferri corti e si stava mettendo in dubbio il controllo su Cosa Nostra. Parlamento e Magistratura avevano aperto la lunga stagione di contrasto: il ministro della giustizia Claudio Martelli, ex-compagno di classe di Craxi e numero tre del PSI si esprime in un lungo panegirico sulla politica possibile cercando di ridimensionare Mani Pulite. Verrà poi indagato per corruzione. Il capitano del Ros Beppe De Donno aveva incontrato in quegli stessi giorni Vito Ciancimino, ex-sindaco mafioso di Palermo, e da lì secondo alcuni sono nate le prime trattative "ufficiali" tra Stato e Mafia per risolvere (o perpetrare?) la strategia stragista. Tanto che all'indomani dell'introduzione del 41 bis, il regime di carcere duro per i reati di mafia istituito dopo l'omicidio Falcone, un anonimo spiega alla redazione Ansa di Palermo che "certe cose non sono state rispettate".

Ma le spaccature erano anche trasversali alle singole istituzioni. Nella Procura di Palermo Falcone e Borsellino soffrono entrambi nei rapporti con il loro capo, Pietro Giammanco, che insabbia le loro inchieste. Verrà rimosso dalla procura dopo la morte di Borsellino, ma promosso ad un incarico più prestigioso. Bruno Contrada, alto ufficiale del Sisde, si scontra con Gianni De Gennaro, futuro capo della Polizia recentemente destituito. Contrada, che negli anni '80 era una leggenda della lotta antimafia, nel natale 1992 finirà in carcere per associazione mafiosa, De Gennaro scalerà la vetta della Polizia di Stato. E centinaia di altri esempi di gruppi di potere ramificati in tutte le istituzioni.

Perchè parlo di gruppi di potere trasversali? Perchè quando leggo un articolo a favore di Bruno Contrada so che lo scrittore è un Forza Italiota, tipicamente uno Jannuzzi. Se leggo un testo di Travaglio so invece che sarà convinto o comunque ben disposto sulla colpevolezza di Contrada. Perchè tutte queste storie si legano. Dal conflitto De Gennaro-Contrada si passa alla Dia, ai Pentiti, al Processo Berlusconi, a Violante e Di Pietro, ai famosi "sconti" ipotizzati al PCI o ad Amato e via dicendo per tutta la successiva vita della Seconda Repubblica. E in ogni questione ammettere che su un punto possano avere ragione gli altri può dargli ragione su altri nodi nella turpe spirale (il)logica della fallacia ad Hominem.

Da questo sono scaturiti i fatti del 1992. Ancora è presto per dirla storia e analizzarla con freddezza, perche' quasi tutti i politici di oggi sono quelli di allora. Su ogni singolo fatto si può ragionare liberamente e dare le proprie interpretazioni. Ma è importante evitare di analizzare la storia e l'inchiesta tramite la politica, farsi idee proprie. Si deve decidere un metodo, un criterio personale, perchè se ogni giornalista ricostruisce ipotesi diverse non si può chiedere al singolo individuo di informarsi e/o svolgere inchieste personali per sapere la verità. Io ho deciso di fidarmi dei processi, almeno quando non ho tempo per leggermi bene tutta l'inchiesta. Alla fine di due gradi di giudizio, oltre al GIP e al GUP, se non altro ho un certo filtro statistico su quello che passa. Ma anche in questo campo, come nella politica, non si può subappaltare le proprie impressioni a un giornalista o a un altro singolo ente, bisogna essere autocritici nel momento in cui ci si rende conto che quello che pensi vero non è frutto di un'analisi del fatto ma solo del parere di altri.

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